In occasione della Giornata della Memoria, tra le varie attività e iniziative dedicate al Ricordo, il maestro Francesco Verza ha fatto conoscere ai ragazzi della classe quinta della Primaria di Crespino la vita di Matthias Sindelar, nato nel 1903 in Moravia, e considerato il miglior calciatore austriaco della storia. 

Ma perché proprio la storia di un calciatore famoso, amatissimo e apprezzato dagli sportivi di tutto il mondo?  

Matthias era cresciuto in povertà, soffrendo la fame, in una famiglia costretta ad emigrare a Vienna per cercare fortuna. Tuttavia già da giovanissimo il suo grande talento per il calcio viene notato e valorizzato. Dividendosi tra scuola, lavoro e allenamenti di calcio Matthias riesce in pochi anni ad arrivare tra le fila della Nazionale austriaca, una delle migliori nazionali dell’epoca, per questo soprannominata la Wunderteam, squadra delle meraviglie.

Grazie alle sue giocate la squadra vince titoli a ripetizione e lui diventa uno dei giocatori più famosi del mondo nonché uno dei primi a sfruttare la sua immagine per campagne pubblicitarie.

Ma è un suo particolare gesto che lo fa ancora ricordare nella memoria storica dello sport. In pieno clima nazista, il 1938, Hitler aveva appena annesso l’Austria al suo Impero per formare la Grande Germania. A livello calcistico le conseguenze di questa unificazione furono la cancellazione della nazionale austriaca e il trasferimento di tutti i migliori talenti verso la nazionale tedesca, con relativa esclusione dell’Austria ai Mondiali del 1938.

Per l’occasione viene organizzata una partita tra le due squadre, Germania e Austria, a suggellare l’annessione in una match che verrà ricordato come la Partita della Riunificazione. I vertici della Gestapo consentono alla nazionale austriaca di poter scendere in campo per un’ultima volta con maglia rossa e calzoncini bianchi, imponendo però che la squadra perda la partita.

Sindelar, ovviamente scontento del nuovo corso della sua nazionale, di cui era capitano, non fa nulla per nascondere il suo dissenso. Anzi: al settantesimo minuto, è proprio lui a segnare la rete del vantaggio e a correre con esultanza sotto la tribuna riservata ai gerarchi nazisti. Segue a breve la rete del compagno e amico Karl Sesta.

Al termine della gara, conclusasi per due reti a zero, le squadre si dispongono in fila a centrocampo per omaggiare le autorità tedesche con il consueto saluto nazista. Ma il braccio di Matthias non si muove e rimane lungo il corpo. 

Sindelar e Sesta, furono gli unici ad ignorare volutamente le disposizioni. 

Quel 3 aprile 1938 fu l’ultima gara di Matthias con la nazionale e, da quel giorno, rifiutò per sempre di vestire la maglia del Terzo Reich.

La mattina del 23 gennaio 1939 il Mozart del calcio, come era soprannominato, fu trovato morto nel suo appartamento insieme alla sua fidanzata italiana di religione ebraica Camilla Castagnola. Sebbene l’avvelenamento da monossido di carbonio sembrasse l’ipotesi più plausibile sulla causa della morte rimarranno molti dubbi. La polizia austriaca archivierà il caso in fretta e dopo la guerra anche i documenti legati alla vicenda Sindelar spariranno. Di Matthias rimarranno il genio, i gol, il suo fiero rifiuto di piegarsi alla violenza e all’arroganza del nazismo.

Al termine del racconto è seguito un importante momento di riflessione. 

Gli alunni si sono confrontati sull’importanza di difendere ciò che è giusto e umano  anche se porta a decisioni difficili e impopolari, non solo con gesti eclatanti ma anche nelle piccole scelte di ogni giorno.

Matthias, si è opposto ad un sistema che riteneva sbagliato rifiutando di sottomettersi a quella dittatura che in pochi anni avrebbe sconvolto la vita a milioni di persone. Pur consapevole che la sua carriera sarebbe stata irrimediabilmente compromessa, ha sfruttato la sua immagine e la sua popolarità per lanciare un messaggio forte e chiaro di dissenso nei confronti delle ingiustizie.