ERASMUS 2022/23

PRESENTAZIONE INIZIALE

All’interno del programma Erasmus è stato previsto per i docenti Caruso Stefano, Pavan Alessandra e Varolo Giorgia il corso di formazione tenuto dalla Godsil Educational a Dublino nel periodo dal 3 Luglio al 17 Luglio 2023, considerando i giorni 2 e 18 Luglio utili per il viaggio.

La maggior parte delle lezioni (rigorosamente in lingua inglese) si è svolta al mattino, eccetto poche occasioni dovute ad eventi programmati.
Tutti gli incontri si sono svolti in una classe composta da diversi insegnanti partecipanti al programma Erasmus provenienti da Istituti sparsi sul territorio italiano e negli ultimi giorni anche spagnolo.

Lo svolgimento tipico delle giornate è stato principalmente il seguente: al mattino lezione con il professor Arthur Godsil (sostituito negli ultimi giorni dalla figlia, dott.ssa Emma Godsil) e al pomeriggio possibilità per tutti di visitare in modo autonomo e indipendente la città di Dublino o le zone limitrofe. Inoltre nel weekend le lezioni erano sospese, per cui era possibile persino prevedere spostamenti in mete lontane quali la costa ovest, il sentiero dei giganti, la contea di Cork, Belfast, l’Ulster, ecc.

PARTE 1 – LE LEZIONI

Il tema principale delle lezioni è stata la “scuola del futuro”, argomento trattato sotto diversi punti di vista.
Durante i primi incontri, oltre ad una rapida presentazione della città di Dublino, si è discusso sul tema del grande cambiamento che sta attraversando la nostra società.

Come preparare gli alunni – All’inizio il tema principale è stato quello dell’incertezza nel futuro. In altre parole, come può la scuola preparare i nostri alunni al futuro che li attende fino al termine della loro attività lavorativa (ad esempio fra quaranta o cinquanta anni), se non riusciamo neanche a prevedere i cambiamenti sociali nei prossimi cinque anni?
Pertanto l’unica soluzione che possiamo adottare è quella di lavorare sull’aspetto umano degli alunni e fornire loro le competenze chiave per essere pronti ad affrontare questo futuro così incerto, ma anche così avvincente.
Ad esempio la preparazione umana: capacità di lavorare in gruppo, di essere resilienti (aspetto affrontato successivamente nel dettaglio), di sentirsi parte della comunità, di percepire sia il diritto che il dovere di contribuire a cambiare il mondo. E tutto questo parte sempre dalla scuola! L’esclusione ad esempio può portare ad emarginazione, che può a sua volta sfociare nell’odio sociale. Mentre l’inclusione porta a sentirsi parte di un meccanismo in cui si è consapevoli del proprio ruolo; quindi accogliere e sentirsi accolti, aiutare e chiedere aiuto: soprattutto apprezzare la diversità, perché il futuro è sicuramente proiettato verso la collaborazione internazionale.
E qui entra in gioco la preparazione didattica: non viene menzionata la conoscenza basilare della lingua inglese (in quanto gli irlandesi sono madrelingua) ma sicuramente per la nostra realtà è un traguardo fondamentale! Viene invece messa in risalto la competenza informatica, da valutare però sempre col giusto equilibrio in quanto può essere una grande risorsa ma anche un grande rischio o impedimento.

Inoltre è fondamentale fornire una preparazione basata sullo sviluppo delle proprie capacità.

Preparazione personale – Il professor Godsil, in una delle sue lezioni, non usa mezzi termini e va dritto al punto: la scuola non può e non deve pretendere una preparazione meccanica, rigida e punitiva; denuncia infatti un certo malumore verso il Leaving Certificate (una sorta di esame di maturità irlandese) nel quale gli alunni sono valutati solo in base alle loro conoscenze, con due test di colore visibilmente diverso (celeste e rosa) scelto dagli alunni su suggerimento degli insegnanti. Questo test pone quesiti sulle materie considerate più importanti, escludendo ad esempio le arti, e valuta con un freddo punteggio che può arrivare ad un massimo di 100 per la prova difficile ed un massimo di 56 per quella semplice.
Questo tipo di scuola, secondo il professor Godsil, non prepara al futuro bensì punta alla formazione di studenti proiettati verso un mondo del lavoro che non esiste più.

Il cambiamento sociale – Durante una delle sue lezioni, il professor Godsil ha enunciato la sua interpretazione sui cambiamenti sociali: dalla prima rivoluzione industriale (nascita dei macchinari e uso del vapore) alla seconda rivoluzione industriale (automobili ed elettricità). La scuola, concessa a pochi, in entrambi i casi preparava gli studenti verso quel mondo del lavoro che non richiedeva particolare creatività, ma solo obbedienza e capacità di capire e svolgere meccanicamente un lavoro.
La terza rivoluzione industriale è stata senz’altro caratterizzata dall’avvento del Computer negli anni ‘70, dove finalmente è stato possibile inserire nuove competenze negli studenti e fornire mezzi più inclusivi: la scuola lentamente si è adattata nel processo di dematerializzazione che è ancora parzialmente in corso.
La quarta rivoluzione industriale è avvenuta con l’avvento di internet: qui la scuola, soprattutto nel periodo Covid, si è rimodellata verso una didattica sempre più inclusiva, pur mantenendo un certo distacco dalla realtà nel momento della valutazione.
La quinta rivoluzione industriale infine è quella che sta avvenendo in questi anni: la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale, la nuova conquista dello spazio, le nanotecnologie, le stampanti 3D! La scuola sta lentamente entrando in quest’era (basti pensare al PNRR), ma la vera preparazione degli studenti a questo mondo e soprattutto al futuro, prossimo e remoto, è ancora in fase di progettazione e nessuno è in grado realmente di prevedere come sarà il mondo e cosa dovranno realmente affrontare le future generazioni.

La resilienza – Il professor Godsil ha tenuto un’intera lezione sul concetto di resilienza. Per lui il problema principale nasce nel momento della valutazione, che non può restare ferma al mero giudizio, sia esso positivo o negativo. Ad esempio un voto altissimo incita l’alunno a doversi sempre confermare, all’idea che è meglio evitare di rimettersi in gioco per non rovinare la media, può portare a volare così in alto da aver paura di cadere; il voto insufficiente invece porta l’alunno a sottrarsi alla sfida, alla demoralizzazione e quindi all’abbandono. Il suggerimento è quindi quello di proiettare l’attenzione sull’obiettivo finale! Prendiamo ad esempio un concerto di fine anno: suonare bene o male un brano in un dato momento intermedio non include in sé un giudizio, ma solo una valutazione di questo momento, di questo step: “Comunque vada, nel bene o nel male, stiamo camminando tutti insieme per il concerto finale, per cui non preoccuparti e continua ad andare avanti!”.
È inoltre interessante il concetto di libertà, secondo cui l’alunno deve sempre sentirsi libero di potersi mettere in gioco, di poter chiedere, di poter sbagliare senza paura di essere giudicato; l’esempio chiave è dell’infante che impara a camminare: non può riuscirci se prima non cade tante volte, ma egli tenta sempre senza mai preoccuparsi di cadere né di essere giudicato. E alla fine, infatti, inevitabilmente impara a camminare.

La disabilità – L’ultima lezione si è incentrata su come l’Irlanda affronta il tema dell’inclusione e della disabilità. Interessante notare che sono previste “classi inclusive”, (come le nostre), “classi separate” (sempre all’interno del plesso scolastico, come le nostre aule di sostegno), ma sono previste anche “scuola separate” (in Italia non presenti).

Il tema della disabilità, soprattutto per quanto riguarda lo spettro autistico, è molto sentito nell’Irlanda degli ultimi anni e sono previsti diversi enti per la sua gestione:

  • innanzitutto il NCSE (Consiglio Nazionale per l’Istruzione Speciale) che fornisce le linee guida e al quale ci si rivolge per chiedere insegnanti di sostegno e sussidi.
  • ASIAM.ie, un prezioso sito internet (database) che fornisce schede di valutazione e validi materiali educativi per supporto alla didattica differenziata
  • thereddoorschool.com, altro sito specializzato esclusivamente sullo spettro autistico
  • Consiglio Nazionale dei Genitori
  • Consiglio Nazionale degli Studenti

Anche in Irlanda quindi il tema dell’inclusione è molto sentito, in linea con questa condotta che non si limita a premiare l’eccellenza e puntare all’efficienza, bensì interpreta la scuola come una comunità che insegna l’importanza dell’accoglienza, sia nella bellezza di accogliere il prossimo che nel benessere di sentirsi sempre accolti.

LE VISITE GUIDATE ERASMUS

Durante la seconda settimana (e parte della prima), si sono svolte uscite didattiche che hanno accompagnato il gruppo attraverso una serie di conferenze, visite a scuole irlandesi e visite ai musei.

La scuola di Ballinteer – La prima uscita è stata sicuramente molto interessante sotto diversi aspetti. La scuola di Ballinteer si erge in un contesto assai ampio e spazioso: prima di arrivare all’edificio (recentemente costruito), si passa infatti attraverso numerosi campi di calcio, rugby, rugby irlandese, basket, ecc.
La scuola inoltre è una comunità, pertanto l’orario è molto esteso (dal mattino alla sera), nessun insegnante svolge le sue cinque/sei ore quotidiane tutte al mattino, ma tutti tendono a dividere l’orario fra i due momenti pre e post pranzo, partecipando così alla mensa o mangiando a scuola (l’aula insegnante è provvista di cucina) e vivendo la comunità scolastica come una sorta di seconda casa.
Gli studenti si muovono attraverso i corridoi, possiedono i loro armadietti personali, ogni ora cambiano aula (mentre gli insegnanti li aspettano nella loro aula personale), e soprattutto i laboratori sono replicati: 3 di falegnameria, 3 di informatica, 2 di metallurgica, 4 di musica, 2 di cucina, 2 d’arte e una palestra con tutti i macchinari tipici di una comune palestra privata (chest press, leg press, crunch machine, ecc.), utilizzati principalmente per capirne correttamente l’uso più che per un mero allenamento sportivo.

A disposizione degli alunni è quindi previsto di tutto: attrezzi e macchinari (sgorbi, seghe, torni), forni per la cottura dell’argilla, numerosi strumenti musicali e diversi fornelli per cucinare e preparare ricette anche da portare a casa. Si riscontra oggettivamente una minore preoccupazione per la privacy, le norme igieniche, i rischi di denunce, le restrizioni burocratiche e tutto ciò che molto spesso porta la scuola italiana ad essere più preoccupata alle conseguenze legali che alla sola didattica coinvolgente e valorizzante per gli alunni.
Gli alunni ovviamente non frequentano tutti questi corsi ma possono sceglierne uno per quadrimestre, potendo così dare sfogo alle loro capacità e alla loro creatività: l’aspetto principale è che quindi gli alunni con maggiori difficoltà (motivazionali o cognitive) nelle materie curricolari, possono trovare sbocco di gratificazione in queste altrettanto valide attività, vivendo la scuola con la giusta serenità e percependo intorno un ambiente accogliente. Al termine della visita infine è stato previsto un buffet ed un breve incontro con diversi insegnanti (molto interessante soprattutto la collega di irlandese!).

Immagini della scuola “Ballinteer” di Dublino

La conferenza del ministro dell’istruzione irlandese – Presso la sala dell’hotel Morrison si è svolta una ricchissima conferenza in cui ha partecipato il ministro Foley, accompagnata dal CEO del Consiglio Nazionale Genitori (Aine Lynch), dal presidente esecutivo dell’alleanza per i diritti dei bambini (Tanya Ward) e dall’assistente segretario del Ministero dell’Istruzione (Tomas O Ruairc); insieme anche a due giovani studenti: Shari Irfan e Heather Doyle, rispettivamente Presidente e Responsabile dell’ISSU (Unione Irlandese degli Studenti della Secondaria).
Il ministro, sulla falsariga delle lezioni del professor Godsil, ha ribadito i concetti di “scuola futura”, di preparazione degli studenti al mondo che cambia, di importanza nel fornire le competenze per adattarsi al progresso.
Poi ha incentrato il discorso sul concetto di “ambiente scolastico” atto a favorire l’inclusione e l’accesso/partecipazione di tutti soprattutto nel consentire a chiunque di sentirsi importante, incluso e accolto, vivendo la scuola con la dovuta serenità. Il concetto chiave è quindi quello di “scuola elastica”, in grado di far avvicinare tutti alla civiltà, al bello di sentirsi parte del contesto, al percepirsi importante e sapere di poter fornire un valido aiuto alla società, che di rimando è sempre pronta a ricambiare.
L’esclusione invece può portare al distacco o persino al rancore. Molto intrigante la citazione al presidente F.D.Roosvelt: “Non possiamo sempre costruire il futuro per la nostra gioventù, ma possiamo preparare la nostra gioventù per il futuro che verrà”.
Effettivamente non sappiamo come sarà il mondo visti i cambiamenti sociali così rapidi, per cui possiamo solo preparare i nostri studenti dal punto di vista innanzitutto umano e civico, oltre a consolidare in loro quelle competenze trasversali necessarie per ciò che si può presumere avverrà nei prossimi decenni: soprattutto le competenze di poter lavorare in gruppo, sapendo ascoltare/rispettare il prossimo ma riuscendo comunque ad emergere dando il proprio contributo attraverso la propria creatività.
Dopo l’intervento del Ministro, la conferenza è proseguita con un interessante dibattito anche sui problemi della scuola irlandese, in alcuni casi simili a quelli nostrani: l’accesso ai locali scolastici per le comunità economicamente più deboli (ad esempio i senzatetto), o la possibilità di partecipare alle lezioni per alunni con disabilità provvisorie o permanenti.
Sono emersi inoltre contrasti, episodi di esclusione e nessuno si è tirato indietro nell’affrontare il tema del bullismo e soprattutto del cyber-bullismo, che a quanto pare verrà messo fra i punti chiave delle future manovre del ministero dell’istruzione, sia inasprendo le pene che proponendo le dovute campagne di sensibilizzazione e soprattutto di inclusione.

Immagini e video dell’incontro con il ministro dell’istruzione irlandese

Il museo di arte moderna – Durante una delle lezioni, è stato concesso di visitare il museo di arte contemporanea di Dublino. Le opere artistiche e scultoree avevano stili molto diversi, provenienti da diversi autori da tutto il mondo e… per la prima volta, immersa fra i tanti capolavori esposti, è stata presentata la prima opera d’arte creata dall’intelligenza artificiale.
Si riesce a distinguere?

Immagini e video della galleria di arte moderna di Dublino

PARTE 2 – GLI SPOSTAMENTI AUTONOMI

Dublino e dintorni hanno rivelato un paesaggio sostanzialmente ricco di verde ed enormi giardini, immerso in un coinvolgente contesto di mare dove garriscono continuamente i gabbiani ed il vento (portatore di repentini cambi di clima!) fa sentire costantemente il cittadino come un semplice ospite, incastonato in un ambiente per lunghi tratti ancora dominato dalla natura.
Ad eccezione ovviamente del cuore cittadino dove la cattedrale di San Patrizio, Grafton Street, e le strade a lei parallele, richiamano la classica atmosfera delle grandi città ricche di storia; una storia che, tuttavia, ha ormai lasciato il palco al mondo moderno fatto di mezzi pubblici, turisti con lo zaino sulle spalle e negozi di abbigliamento e souvenir… però quando si incrocia lo sguardo delle statue di poeti e patrioti, ci si rende subito conto che anni addietro questi luoghi erano vissuti da uomini con i nostri stessi sogni, paure e ambizioni: così simili a noi ma anche così diversi rispetto alla nostra era.

Immagini varie di Dublino – una serie di foto che includono vie del centro, zone periferiche (porto e quartieri lontani dal centro), il meraviglioso orto botanico, alcuni parchi (soprattutto Phoenix e Stephen’s Green), ed il celebre cimitero di Glasnevin.

La storia dell’Irlanda – Tessuta soprattutto nelle vie della capitale, la storia di questa nazione è caratterizzata da un rapporto intuibilmente difficile con il potente vicino: l’Inghilterra. La corona inglese ha infatti costantemente considerato l’Irlanda come una terra di conquista e di sfruttamento, macchiandosi anche di episodi certamente poco nobili; citando uno dei padri fondatori “… gli inglesi comandano sulle lacrime delle nostre madri e sul sangue dei nostri martiri”.


Uno dei due momenti più importanti della storia irlandese è senz’altro la “Grande carestia di fine 1800”, raccontata in un bellissimo museo allo Stephen’s Green Center. Questa fu causata da un fungo che distrusse la maggior parte del raccolto di patate (unico e fondamentale mezzo di sostentamento della popolazione) e gli inglesi risposero dapprima con indifferenza e solo in un secondo momento fornendo il mais come cibo sostitutivo. Ignorando, però, che quest’ultimo è un alimento tristemente noto per lo scarso contenuto nutrizionale (anche in nord Italia è nota la diffusione della pellagra e dello scorbuto, per la carenza di vitamina C e PP nella polenta). Come non bastasse, i proprietari terrieri inglesi, non vedendo giungere le rette di affitto dei poveri contadini, ordinarono persino la distruzione delle loro case e lo sgombero, condannando il popolo già ridotto in miseria a morire di stenti per le strade.


La soluzione arrivò con enormi aiuti dagli Stati Uniti (dove molti irlandesi erano emigrati), dal Papato, dalla Francia e solo per ultimo anche dall’Inghilterra.

Immagini del Museo della carestia di Dublino

Il secondo grande evento è la storia dell’indipendenza irlandese, che avvenne durante la Grande Guerra (1916) in un luogo che poco si addice ad una pagina storica del genere: alle poste centrali di Dublino!
Il GPO (General Post Office) fu infatti scelto come quartier generale dai patrioti Pearse e soprattutto ‘O Connell (la cui statua domina con lo sguardo il ponte a lui dedicato). Ironico scoprire che la loro rivoluzione in un primo momento non fu ben accolta dal popolo, che vide “the Rising” solo come un inutile tentativo che sarebbe costato vite e portato disagi alla città.
Come prevedibile, infatti, la loro sconfitta fu inevitabile contro il più preparato esercito inglese. Ciò nonostante l’esecuzione capitale e la feroce vendetta della “Corona” fece velocemente cambiare idea al popolo: e allora si realizzò la storia! Come martiri che sapevano di sacrificarsi per il futuro della nazione, gli eroi di questa battaglia, post-mortem, infiammarono l’intero popolo irlandese. La  rabbia aumentò anche per la cattiva gestione da parte degli inglesi, che incarcerarono numerosi innocenti i quali, conversando nelle prigioni, si convertirono alla causa della ribellione. E così, da lì a poco, anche con tattiche terroristiche ben note, la guerra anglo-irlandese sfociò nella celebre rivoluzione del 1921 e dopo ancora nella nascita della Repubblica d’Irlanda.
PS durante la visita al museo, si può assistere all’affascinante cinema immersivo realizzato con due proiettori su una parete a semicerchio

Immagini e video del museo della rivoluzione di Dublino (GPO)

La casa di Oscar Wilde – Anche se viene giustamente inserito nella letteratura inglese, occorre ricordare che il celeberrimo Oscar Wilde nacque a Dublino ed è assolutamente irlandese. La sua casa natale sorge accanto al parco Merrion, nel quale è presente una grande roccia con sopra una statua dello scrittore. La statua è un ottimo punto di riferimento dato che, dalla sua casa, è visibile da diverse inquadrature in base al piano.

Immagini della casa di Oscar Wilde

Galleria nazionale di arte – L’enorme edificio che ospita la Galleria nazionale di arte, offre gratuitamente un’enorme collezione di dipinti e sculture risalenti a diverse epoche: dal medioevo all’era contemporanea, tra l’altro inglobando capolavori di artisti irlandesi e non solo… non a caso è presente anche un originale Caravaggio, insieme ad altri grandi artisti italiani.

Immagini e video della Galleria d’arte di Dublino
Gaelic Irish – In conclusione una nota di merito va concessa alla suggestiva lingua irlandese. Lo studio di questa lingua è stato impegnativo e purtroppo si riporta che questo prezioso idioma sta cadendo in disuso, venendo utilizzato per lo più come simbolo nazionalista che come una vera lingua per dialogare.
Tuttavia resta ad oggi uno dei pochissimi idiomi al mondo che pone il verbo al primo posto della frase e la cosa è estremamente interessante dal punto di vista glottologico, in quanto la posizione del predicato spesso indica le caratteristiche sociali e persino antropologiche di un popolo.
Inoltre la copula, nel formare il predicato nominale, differenzia l’aggettivo dal sostantivo, pertanto “tu sei simpatico (aggettivo)” e “tu sei insegnante (sostantivo)” si traducono con due copule differenti; il che è un aspetto unico fra le lingue europee se non addirittura mondiali.
L’irlandese infine non ha alcun legame con le lingue latine, sassoni, indoeuropee, ugrofinniche, ecc. pertanto va considerata come una lingua unica e autoctona, parlata esclusivamente dall’antichissimo ceppo dei Gaels, popolazione celtica vissuta circa 3700 anni fa. Si può ancora percepire infatti, una sonorità arcaica e molto suggestiva.